Assassinio Di Giulio Cesare
Segni Premonitoriali Hanno Annunciato La Sua Morte?

Giulio Cesare, decreto eterno dittatore di Roma da parte del Senato, viene assassinato nell'anno 44 a.C. durante le Idi di marzo presso la Curia di Pompeo. I Plotter, che includevano membri influenti del senato romano come Cassio e Bruto, affermavano di aver voluto impedire a Giulio Cesare di stabilire una nuova monarchia a Roma per salvare la repubblica, ma in realtà avrebbero avuto motivi molto più oscuri per augurarne la morte di Cesare. Molti di loro avrebbero provato una profonda amarezza nei confronti di Giulio Cesare a causa di aspirazioni frustrate. L'assassinio, lungi dall'avere l'effetto previsto, ha solo scatenato una guerra civile. Secondo lo storico e antico biografo Svetonio, Giulio Cesare avrebbe ricevuto poco prima del suo assassinio molti avvertimenti sotto forma di premonizioni e presagi ma non li avrebbe ascoltati.
Molti avvertimenti premonitori

Così, un prete aruspice di nome Spurinna, capace di prevedere il futuro nelle viscere dei sacrifici animali, avrebbe predetto a Giulio Cesare una tragica fine il giorno delle Idi di marzo. Inoltre, pochi giorni prima dell'assassinio, i cavalli dedicati da Giulio Cesare alla divinità del Rubicone, luogo di una delle sue grandi conquiste civili, mostravano comportamenti strani, rifiutandosi di mangiare e piangendo singhiozzando. Una sepoltura scoperta nella città di Capua ha consegnato anche una tavoletta con iscrizioni che predicevano la morte di un erede di Ascanio, antenato di Giulio Cesare, tradito dai suoi alleati oltre a gravi rappresaglie. Poi si diceva di aver visto uno scricciolo ucciso da uno stormo di uccelli il giorno prima dell'assassinio proprio nel luogo in cui morì Giulio Cesare, presso la Curia di Pompeo. Durante il suo ultimo pasto, Giulio Cesare avrebbe curiosamente riferito ai suoi ospiti che il modo migliore per morire è inaspettatamente. Nella notte delle Idi di marzo, Calpurnia, moglie di Giulio Cesare, in preda a terribili incubi premonitori, implora Giulio Cesare di rinviare il suo incontro con i senatori, e lui acconsente.
Tradito da Bruto

Giulio Cesare informa quindi Marco Antonio della sua decisione ma viene subito respinto da Bruto che, notando che il complotto è abortito, riesce a convincere il dittatore ad andare al Senato invocando la nobiltà e il coraggio di esso. Sulla strada per la Curia in lettiga romana, Giulio Cesare riceve un biglietto urgente da uno sconosciuto passante che svela l'imminente attentato ma ha scelto di non leggerlo, probabilmente distratto da qualcos'altro. Ironia della sorte, Giulio Cesare avrebbe anche incrociato la strada dell'aruspice che aveva predetto la sua sventura e rise dei suoi doni chiaroveggenti. Giunto in senato, Giulio Cesare fa notare che gli aruspici mi fanno dei cattivi auspici ma si reca comunque alla Curia di Pompeo dove attendono più di venti senatori. Proprio seduto sulla sua poltrona d'oro, un senatore implora la grazia di Giulio Cesare che rifiuta categoricamente di piegarsi mentre un altro fa la guardia all'esterno per impedire a Marco Antonio di aggirare il complotto. È allora che i cospiratori estraggono le spade dalle loro toghe e iniziano a picchiare il dittatore, ferito a morte da uno di loro. Giulio Cesare, stupito di essere stato tradito in questo modo da Bruto, avrebbe accennato pochi istanti prima della sua morte all'ormai celebre frase: "Anche tu, figlio mio".
