Battaglia Di Alesia: Giulio Cesare Contro Vercingetorige

“Non so dove sia Alesia! Nessuno sa dove sia Alesia! Grida Vitalstatistix nello Scudo arverniano. E, poche pagine dopo, gli autori notano: "Questo atteggiamento, che si è perpetuato nei secoli, significa che il luogo della sconfitta gallica rimane, anche ai giorni nostri, alquanto misterioso ... Sciovinismo deplorevole!"
Di fatto dello sciovinismo, gli storici a volte si impegnano in litigi su cappelle o campanili aspri come le battaglie degli eserciti che stanno studiando. Questo è stato il caso della feroce controversia sorto in Francia nel XIX secolo per determinare il luogo di una battaglia molto famosa, vecchia di quasi 2000 anni.
Lo shock di Giulio Cesare e Vercingetorige
Viene ricordato l'Assedio di Alesia; oggetto di pali capitali, si oppone, nel 52 aC, a due illustri signori della guerra: Giulio Cesare, il Romano, e Vercingetorige, il Gallico.
Questa battaglia pone fine all'ultima rivolta della Gallia contro i Romani. Il condottiero gallico, Vercingetorige, si rifugiò con le sue truppe in una posizione fortificata della tribù mandubiana, l'oppidum di Alesia, testimone del grado di civiltà raggiunto dai Celti dall'interno della Gallia nel I secolo a.C. Un oppidum è un embrione di una città che svolge essenzialmente una funzione difensiva. La tribù gallica deve potervi rifugiarsi e proteggersi da un nemico, da qui la scelta di alte posizioni, più facilmente difendibili dall'invasore.

È il caso di Alesia, almeno come descritto da Cesare nelle guerre galliche: un altopiano di circa 90 ettari, tagliato fuori dalla pianura da una rupe abbastanza ripida, dove gli unici accessi sono sbarrati da un muretto a secco costruito intorno a un telaio di travi e chiodi che si intersecano, in grado di resistere sia al fuoco che all'ariete, la formidabile arma utilizzata per abbattere i muri o le porte dei luoghi assediati. Insomma, un luogo inespugnabile ...
Eppure, Cesare ei suoi legionari, a costo di gigantesche opere di fortificazione, realizzeranno un accerchiamento metodico che niente e nessuno potrà spezzare. Dopo che le legioni di un esercito di soccorso indigeno furono schiacciate, gli assediati si arresero. La guerra gallica è finita. La guerra dell'archeologo deve ancora iniziare.
Luogo della battaglia di Alesia: un dibattito che accende gli scienziati del Secondo Impero
In Borgogna, una tradizione immemorabile colloca Alesia su un piccolo rilievo ai margini dell'altopiano di Langres (Côte-d´Or), il monte Auxois, appartenente alla città di Alise-Sainte-Reine. E nessuno si sogna di contestare questa tradizione: il nome stesso di Alise non sembra derivare direttamente da Alesia?
Tutto cambia nel 1855. Lo scandalo arriva da una società dotta, la Société d'Émulation du Doubs, che sembra voler porsi come portabandiera degli interessi della Franca Contea e del suo primato storico sulla Borgogna. Su istigazione di un architetto di Besançon, un uomo di nome Delacroix, propose di localizzare Alesia ad Alaise, nel Doubs, e ottenne immediatamente il sostegno di diversi rinomati scienziati. Le loro controparti borgognone protestarono fortemente a favore di Alise.
La lite diventa rapidamente nazionale; Si moltiplicano memorie, opuscoli e perfino messe all'opera dagli studiosi attraverso la stampa. Le istituzioni culturali più importanti, come l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, rifiutano di svolgere un ruolo di arbitro. La vicenda assunse una tale importanza che vi si interessò l'imperatore Napoleone III, autore della Storia di Giulio Cesare: per riportare la calma, creò una Commissione per la topografia della Gallia, incaricata di coordinare un programma di scavi e di redigere una mappa esatta del territorio francese all'inizio della nostra era.
Dalle false scoperte ai veri reperti archeologici
Dai primi lavori intorno ad Alise nel 1860 furono portate alla luce asce e armi di bronzo: i Burgundi rivendicarono subito la vittoria! Sbagliato, perché nel 52 a.C. è passato più di un millennio dall'età del bronzo e la civiltà gallica è abbastanza avanzata da avere armi di ferro ...
Ci sono anche fossati che potrebbero corrispondere alle opere di fortificazione di Cesare e delle sue legioni, che fornisce misurazioni precise nei suoi Commentari sulla guerra gallica; si trovano anche monete romane facilmente databili: tutte risalgono al 52 aC.
Questa è una prova sufficiente? Le opinioni sono divise. Arriveremo addirittura a misurare, in tutte le direzioni possibili, la valle dominata dal monte Auxois per verificare se corrisponde alle dimensioni stimate da Cesare: 3000 gradini ... Ma tutto dipende, infatti, da che direzione si trova misurato!
Gli scavatori del Secondo Impero troveranno ancora una fossa comune con ossa, carcasse di cavalli e armi ai piedi della collina dove, si suppone, l'esercito di soccorso fu spezzato sulle difese romane ...
Quando la verità scientifica incontra la tradizione locale
Nel 1906, l'esplorazione fu ripresa sul Monte Auxois da studiosi della Società di scienze storiche de Semur-en-Auxois. Le scoperte sono, questa volta, numerose e decisive al punto che gli scavi, ancora oggi, sono stati suddivisi per aree cronologiche.
L'Alesia gallica e il suo sistema difensivo continuano ad interessare i ricercatori, ma anche la città gallo-romana e anche quella dei primi secoli della nostra era rivelano una grande ricchezza: foro, monumenti pubblici, case, prime basiliche cristiane, ecc.
Al momento, sebbene le voci che rivendicano il primato del sito di Alaise non siano mai state del tutto mute, non ci sono praticamente più dubbi. I dibattiti degli studiosi locali non vanno più oltre i litigi a siepi e l'archeologia scientifica è arrivata a dimostrare che Alesia, come sostiene la tradizione, si trovava davvero sul monte Auxois.
